La nuova vita di una pianta straordinaria come il miscanto è uno degli obbiettivi che si pone Mixcycling, la startup vicentina sorta nel 2020 con obbiettivo il riciclo dello scarto organico.
Ora, è chiaro che qui non si ha a che fare con un residuo di filiera agroalimentare come possono essere la
lolla di riso, i fondi di caffè e la vinaccia. Ma altrettanto vere sono due cose: il miscanto è una pianta
perenne fra le cui virtù ecologiche spicca una straordinaria capacità di assumere anidride carbonica, in
misura quadrupla rispetto al normale, e il suo impiego principale è stato finora sviluppato nell’ambito
delle biomasse. Su queste premesse si fonda l’interesse concretamente manifestato per il miscanto da
Mixcycling.
Una decina di anni fa il miscanto fu al centro di una grande bolla mediatica, nella quale questa pianta
veniva esaltata come la fonte principale di una “bio-benzina” di massa in grado di porsi come alternativa
ai normali carburanti di origine petrolifera. Oggi, nonostante il fallimento di quel sogno, il miscanto si
trova sulla via di un riscatto comunque dovuto a certe sue comprovate proprietà, a cominciare
dall’abbondanza di questa massa vegetale, adatta da una parte alla produzione di carta da imballaggio, e
dall’altra al suo impiego come materia prima combustibile, sotto forma di pellet, come di cippato o di
etanolo.
In realtà, troppe sono le virtù e le potenzialità d’uso di questa graminacea per sfuggire a un incubatore di
progetti come è Mixcycling. Che ha infatti avviato sul tema una partnership con Planeta Renewables,
società attiva in ambito bio-economico ospitata all’interno dell’università Cattolica di Milano. Obbiettivo
della collaborazione è quello di basarsi sul know-how accumulato da Planeta Renewables al fine di
utilizzare il miscanto come fibra base low cost per i biocomposti da sviluppare nei più vari ambiti
produttivi. E’ il medesimo indotto dei biocomposti per i quali un report di “Markets & Markets” prevede
un fatturato globale di quasi 37 miliardi di dollari entro il 2022.
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